IL GIOCATORE Da Fedor Dostoevskij

Adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni

Regia Alberto Oliva
con Mino Manni, Marta Ossoli, Francesco Meola
Scenografia Alessandro Chiti
Costumi Atelier Brancato
Disegno luci Alessandro Tinelli

PRODUZIONE Associazione I Demoni
DEBUTTO Teatro Out Off, Milano – 12 marzo 2014

L’azzardo come senso della vita, il gioco come ossessione compulsiva.
Non conta vincere, conta rischiare. Da soli.

Nel paesino di Roulettenburg si gioca dalla sera alla mattina, e anche durante il giorno. Fra loschi individui polacchi e di relitti di nobiltà, il giovane Aleksej, innamorato dell’avvenente Polina, perde progressivamente il contatto con la realtà, finisce intrappolato al tavolo verde, travolto dalle puntate che si susseguono senza tregua, all’inseguimento della pallina bianca.

Un grottesco croupier diabolico ci conduce all’interno di una sala da gioco, dove incontriamo personaggi bizzarri e inquietanti, che fanno da contraltare alla presenza avvenente e implacabile di Polina. Il giocatore Aleksej si divide nella duplice tentazione, attirato dal diavolo-croupier da una parte e da Polina dall’altro in un vortice che lo condurrà alla perdizione, mascherato dall’illusoria vincita al gioco.

Oltre a lui precipitano ben presto anche gli altri personaggi, in una spirale di annebbiamento dei sensi dal fascino autodistruttivo.
Il gioco prosegue oltre il casinò, diventa un modo di esistere, ogni gesto e ogni azione della vita quotidiana diventano un azzardo, una scommessa dell’intelligenza contro il caso, una sfida dell’uomo con Dio, l’ebbrezza dell’abiezione.
Si gioca per perdere.
Poker online, cavalli, lotto, gratta e vinci: quasi tre milioni di italiani oggi sono malati d’azzardo. Spesso senza rendersene conto. Con questo spettacolo vogliamo indagare una tematica di grande attualità attraverso le potenti parole di Fedor Dostoevskij, che ci fa penetrare nei meandri dell’animo umano senza mai fermarsi a uno sterile giudizio, ma cercando di comprendere le dinamiche che muovono l’uomo verso il vizio.

Il giocatore

Le immagini che vi appaiono talvolta sono funzionali (come per la roulette del tavolo da gioco) in altri casi descrittive, ma il più delle volte simboliche e di angosciante efficacia.
Un po’ come per i protagonisti della strindberghiana Danza della morte (vecchio spettacolo di Oliva all’Out Off) anche qui il regista sembra interessato a sviscerare un rapporto nel quale, quanto più i due protagonisti si cercano e si desiderano, tanto più finiscono per offendersi e farsi male.

Emanuela Mugliarisi – teatro.persinsala.it

 

IL GIOCATORE SECONDO ALBERTO OLIVA. UN DOSTOEVSKIJ ORACOLO DEL PRESENTE

Qui siamo in Germania, a Roulettenburg, località immaginata da Dostoevskij […] drammaticamente nota allo scrittore per il suo casinò, e la roulette, nella storia, ha avuto comunque una valenza sociale, nonché relazionale tra gli stessi giocatori, completamente diversa da quella delle slot. Il vizio del gioco tuttavia trasforma sempre gli individui, brucia la loro anima, come un diavolo tentatore in agguato pronto a impossessarsi della virtù di chiunque gli si avvicini. Su questo tipo di rapporto Alberto Oliva ha impostato il suo spettacolo, con un risultato straordinario, che pone Dostoevskij come una sorta di oracolo del presente, dove il gioco si è fatto ormai protagonista di una ipnosi collettiva in cui ciascun individuo sembra vivere una finta realtà fatta di nubi soffici, quasi impalpabili, dentro una sfera atemporale.

Claudio Elli – puntoelineamagazine.it

 

Alberto Oliva: “Il mio giocatore è una pedina”.

Nel romanzo di Dosoevskij ci sono molti capitoli in cui non si parla del gioco, ed altri in cui Aleksej non è addirittura protagonista, ma il filo conduttore è proprio la condizione umana di vivere la vita come una forma di azzardo in tutti i rapporti. E nella messa in scena ho evidenziato questo aspetto.

teatrooutoffdiariodibordo.wordpress.com

 

Il giocatore

la lettura di Oliva non si focalizza sul tema – oggi inflazionato – della ludopatia, bensì dell’azzardo come abito mentale, come approccio alla vita. Per questo motivo, rispetto alla divorante, compulsiva emozione della roulette, nello spettacolo trovano un spazio di più ampio respiro i rapporti umani, vissuti essi stessi come scommesse, spesso irrazionali.

stratagemmi.it

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