IL MERCANTE DI VENEZIA da William Shakespeare

Traduzione Enrico Groppali
Adattamento e regia Alberto Oliva

con Mino Manni
e con Stefano Cordella, Francesco Meola
Davide Lorenzo Palla, Valeria Perdonò
Scene e costumi Guido Buganza
Musiche originali Bruno Coli
Disegno luci Alessandro Tinelli
Assistenti alla regia Francesco Leschiera e Arianna Carone

PRODUZIONE IL CONTATO DEL CANAVESE
DEBUTTO Teatro Libero, Milano – 16 novembre 2012

“Tutti gli uomini uccidono la cosa che amano”
Oscar Wilde

Protagonista del capolavoro shakespeariano è un gruppo di giovani veneziani scapestrati e bamboccioni, che passano le giornate a dire “un’infinità di nulla”, fluttuano fra i ponti della laguna, vanno fuori a cena, sono tristi e non sanno perché, affidano i loro profitti alle navi e sanno di poter perdere tutti i loro beni, proprio come noi che siamo in balia dei mercati, dello spread e delle Borse che, come il mare, fanno naufragare sogni e risparmi da un giorno all’altro, costringendoci ad accettare che il futuro sia instabile e precario. Bassanio sogna di evadere da Venezia verso Belmonte, un’isola fantastica che costituisce il simulacro della felicità e della sensualità, come le nostre fiction televisive e i quiz che funzionano coi pacchi proprio come l’indovinello cui la bella Porzia assegna il proprio destino di moglie… Tutti questi ragazzi non si riconoscono in valori forti e incrollabili, non hanno ideologie, ma sentono un forte bisogno di appartenenza e marcano la loro identità discriminando il diverso e sputandogli in faccia. Ad essi si contrappone la figura perentoria e matura di Shylock, usuraio per necessità, che affronta dignitosamente la sua condizione di capro espiatorio e pretende giustizia e rispetto dei contratti stipulati. Lui, che viene deriso e svillaneggiato solo perché ebreo, concede un prestito al giovane Antonio e chiede come penale, “così, per divertirsi”, una libbra della sua carne, “da prendersi e tagliarsi in quella parte del suo corpo che più gli aggrada”: un pegno sinistro, una sorta di vendetta bizzarra e forse gratuita nella sua macabra inutilità. Al termine dei tre mesi pattuiti Antonio è senza soldi, che sono naufragati con le sue navi.

Ma “chi è il mercante, e chi l’ebreo?” chiede il giudice in sede di processo. Le identità si confondono, la giustizia si traveste e trasforma la realtà, plasma sentenze su misura, mostra un aspetto da uomo sotto cui batte un cuore femminile e seducente. “Il mondo si fa sempre ingannare dalle apparenze. Nei tribunali, quale perorazione, falsa e corrotta che sia, se pronunciata con voce leggiadra, non riesce a mascherare il male?”.

 

Al Teatro Libero il nuovo allestimento del Mercante di Venezia di William Shakespeare

Questo grande capolavoro shakespeariano viene riletto al Teatro Libero in chiave moderna, dal punto di vista di giovani veneziani attuali in cerca di un nuovo e prospero futuro. Sono giovani che corrono inquieti fra i ponti di una Venezia del 2012, che escono per andare fuori a cena e che cercano evasione a Belmonte, da belle donne come Porzia.

2righe.com

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